APPUNTI DI VIAGGIO

La misura espressiva di Ermanno Zamboni, abitualmente segnata da una figurazione nitida e “quasi metafisica”, appare in questa occasione improntata da una espressività che contribuisce a porre in piena evidenza le immagini, i luoghi, le impressioni colte durante il suo recente viaggio nel Nord Europa. Annotazioni immediate, brevi ed intensi appunti, momenti di una esperienza che ritroviamo puntualmente in queste tecniche miste dal vibrante cromatismo, contraddistinte da una linea robusta ed incisiva che conferisce alla rappresentazione una propria particolarità strutturale.

Dopo aver elaborato tele nelle quali “gli abili rapporti tra i bianchi e i bruni sono condotti su movimenti silenziosi” (Ernesto Caballo), Ermanno Zamboni tralasciata temporaneamente la primitiva classicità e quel senso di sognante e fiabesca entità figurale che determinava il valore e la qualità dell’immagine, è pervenuto a una figurazione delineata mediate una pennellata decisa che definisce grandi alberi e case, declivi montani e profili di giovani fanciulle. Rapidi accenti quindi di una narrazione che Ermanno Zamboni elabora con un tono quasi sommesso: un dialogare per immagini emergenti da lontane sensazioni, dalle memorie del tempo, da un mondo semplice e genuino, incontaminato.


I volti scavati, immobili dei pescatori e il “Lappone” con il caratteristico copricapo, concorrono a determinare la realtà di queste immagini che – come ha sottolineato Albino Galvano in un suo precedente scritto – sono ricche di “quella caricatura umana, di quella comunicatività schietta, di quel garbo di resa che tanto contrastano con le complicazioni intellettualistiche, colla crittografia di difficile decifrazione proprie a una diversa concezione dell’arti visive”.


Vi è nella vicenda pittorica di Zamboni un costante ricollegarsi al proprio tempo, alla propria dimensione umana, a una visione che giorno dopo giorno si rinnova trovando stimoli e legami tra la propria interiorità e la sequenza dei viaggi, dei sogni, degli oggetti, dei simboli che segnano l’evoluzione e la struttura del suo discorso.


Ora, mediante un supporto inusitato coma la carta da parati, l’artista di Quarona Sesia ci comunica le segrete emozioni del suo itinerario norvegese. Scopriamo quindi il porto di Narvik e le “isole finlandesi”, un “Lago svedese” e le case a Skobotn (Norvegia), risolti con un colore freddo, una tensione che si ricollega all’espressionismo nordico, a un vedutismo mai scontato o scopertamente naturalistico, ma che scaturisce da un’ansia e da un’inquietudine esistenziali.


I delicati nudi femminili risolti da un segno sinuoso, gli occhi trepidanti delle donne in attesa delle barche con i pescatori, i numerosi “studi” di figura costituiscono, insieme ai già citati paesaggi, l’essenza, il nucleo della mostra allestita alla “Cittadella”.


L’iter espressivo di Ermanno Zamboni si completa e si chiarifica mediante una scrittura sostenuta dalla felice immediatezza del tocco, dalla sapiente risoluzione cromatica, da un temperamento contemplativo che concorre alla elaborazione di un dettato lungamente meditato, raccolto, sensibile. Le figure appaiono permeate da un senso di malinconia, di dolore rattenuto: evocano incontri e speranze, drammi e la tragicità del vivere.


Nelle composizioni dell’autore “delle figure ed episodi” di Fra Dolcino, si nota un clima commisurato alle fredde giornate norvegesi: un dipingere in cui l’essenzialità della rappresentazione concorre in ogni caso alla determinazione di questo suo universo, di questo ripercorrere l’antico cammino dell’arte figurativa, tra immagine e sottesa liricità, illuminanti intuizioni e “complesse suggestioni”. Un’arte emergente da una profonda conoscenza dei mezzi tecnico-espressivi, capace di recuperare e trasmettere emozioni inesauste e sottilmente poetiche.


1981